Sguardo che pietrifica

Caravaggio, Scudo con testa di Medusa, 1598 ca. Foto scattata a settembre 2015 alla Galleria degli Uffizi, Firenze.

“Volgiti  indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu li vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso”

Sono queste le parole che ritroviamo nel IX canto dell’Inferno di Dante, e a pronunciarle è Virgilio che mette in guardia il sommo poeta dallo sguardo pietrificante della Gorgone: Medusa.

Medusa era una delle tre Gorgoni, donne che avevano il potere di pietrificare chiunque incrociasse il loro sguardo, alla quale, però, differentemente dalle altre, non era stata concessa l’immortalità. Nelle rappresentazioni più antiche le tre sorelle venivano raffigurate come donne orrende dalle ali d’oro e le mani di bronzo, con un viso tondo, arricchito da una bocca larga e zanne suine, a cui faceva da cornice una massa di serpenti. Con il passare del tempo, però, questa rappresentazione lascia il posto a quella di tre donne bellissime che dell’iconografia precedente mantengono immutate solo le loro folte chiome sibilanti.

Ci sono diverse versioni del mito di Medusa e diversi sono gli autori che ne hanno parlato, uno di questi è Ovidio che lo inserisce nelle sue Metamorfosi.

Si narra che la donna avesse un aspetto bellissimo tanto che anche lo stesso dio del mare, Poseidone, ne rimase incantato e si unì a lei (secondo Ovidio contro il suo volere) nel tempio di Atena. Quest’ultima, indignata, punì la giovane privandola della sua splendida capigliatura e sostituendola con serpenti velenosi, inoltre la dea fece sì che lo sguardo di Medusa pietrificasse chiunque lo avesse incrociato anche  per sbaglio. Da fanciulla bellissima divenne quindi un mostro terrificante che, alla fine, incontrò la morte per mano di Perseo, il quale, tra le altre cose, si servì del suo scudo a mo’ di specchio in modo tale da evitare lo sguardo diretto della donna, e la decapitò. Dal sangue che sgorgò dalla testa ormai recisa, ma ancora carica del suo potere pietrificante, uscì Pegaso il mitico cavallo alato.

Questo mito, come molti altri, non ha lasciato indifferente il mondo dell’arte tanto che sono numerosi gli artisti che lo hanno rappresentato, e una delle teste di Medusa più note del mondo dell’arte è sicuramente quella presente sullo Scudo realizzato dal Caravaggio.

L’artista rappresenta la testa di Medusa, su uno sfondo verde, al centro di uno scudo ligneo da parata tipico del Cinquecento. Caravaggio non rappresenta il momento in cui Perseo decapita la Gorgone, l’eroe greco, infatti, non compare nella composizione lasciando interamente spazio al volto stravolto e contratto da un grido di angoscia e terrore, quest’ultimo ravvisabile anche nello sguardo, e al groviglio di serpenti che si muovono come impazziti sulla testa della donna . È come se avesse voluto rappresentare il riflesso della Gorgone nello specchio, nel momento in cui l’arma di Perseo le ha reciso il capo da cui scorrono rivoli di sangue, ed è proprio nell’espressione del volto, ma anche nel sangue che sgorga dal collo,  che possiamo rintracciare un’analogia con un’altra opera del Caravaggio, Giuditta e Oloferne.

Il Caravaggio, però, non si limita a rappresentare un soggetto che deriva evidentemente dalla mitologia classica, il suo soffermarsi sull’espressione stravolta del viso rivela lo studio delle reazioni umane in relazione a violente sollecitazioni fisiche ma al contempo psicologiche.

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