L’abbiamo scritto ovunque, affisso anche sulle porte della aule di scuola, lo so, non si dovrebbe fare, ma inutile negare che è stato fatto! D’altronde il “sommo d’una porta” non poteva che essere il posto migliore, è lì che Dante ha letto questi versi:
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ‘l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
(Inf. III, vv. 1-9)
Oggi, 25 marzo, è il Dantedì, quindi potevamo non dedicare un articolo al sommo poeta?
Ma perché è stato scelto proprio il 25 marzo? Secondo la tradizione è proprio in questo giorno del lontano 1300 che Dante si perse nella “selva oscura” e, da qui, ha avuto inizio la sua peregrinazione e, in seguito, anche quella di tutti gli studenti.
Il sommo poeta ci ha “perseguitati” per tre interi anni scolastici, compagno di un viaggio attraverso l’Inferno e il Purgatorio ma poi, alla fine, ci ha mostrato anche la luce del Paradiso. Eppure è l’Inferno quello che ci ha forse affascinato più di tutti, sicuramente Cerbero non era un bel vedere e Lucifero, ahimè, non era dotato dello stesso sex appeal del suo omonimo della nota serie Netflix, ma questo non conta. Certo, più volte abbiamo dovuto soccorrere Dante durante una serie di svenimenti ma le emozioni forti a volte giocano brutti scherzi, e bisogna dire che nella sua Divina Commedia di sicuro non mancano!
Ad esempio, chi di voi non ricorda questa terzina?
Amor c’ha nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
E, dunque, l’ incontro con Paolo e Francesca, vittime del loro stesso amore, che volano abbracciati tra una schiera di anime trascinate da una bufera incessante?
È vero, nessuno aspira ad entrare a far parte della famiglia dei cervidi e trovarsi, da un giorno all’altro, con dei palchi sulla testa come Gianciotto ma, ammettiamolo, siamo sempre stati tutti dalla parte dei due amanti, anche perché loro saranno finiti pure all’Inferno perché lussuriosi, ma il “buon” Gianciotto non avrebbe potuto fare una fine diversa … ad attenderlo non c’era mica il Paradiso!
Un capolavoro simile non poteva assolutamente lasciare indifferente il mondo dell’arte. Sono diversi, infatti, gli artisti che hanno trasformato in immagini il racconto di Dante.
Ad esempio, Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici, cugino del più noto Lorenzo il Magnifico, commissionò un ricco manoscritto della Divina Commedia e incaricò il copista Niccolò Mangona di scrivere il testo e Sandro Botticelli di realizzarne le illustrazioni. L’esponente della famiglia Medici aveva commissionato anche altre opere all’artista, tra cui la Primavera che oggi possiamo ammirare agli Uffizi, opere che sono sicuramente più note dei disegni su pergamena, realizzati tra il 1480 e il 1495, che, rispetto alle rappresentazioni di soggetto mitologico, sono stati messi probabilmente in secondo piano. Quelli giunti sino a noi sono soltanto 92, a fronte dei 100 previsti, e conservati in gran parte presso il Kupferstichkabinett di Berlino e, solo 7, presso la Bibilioteca Apostolica Vaticana.
Pochi di questi disegni danteschi sono stati completati da Botticelli e interamente o parzialmente colorati, l’unico completo è La voragine infernale che apre la serie. Si tratta di una rappresentazione globale del famoso imbuto che si venne a creare dopo la caduta dal Paradiso di Lucifero, che vediamo qui conficcato nel lago ghiacciato, il Cocito, situato sul fondo dell’Inferno.
Nel 1950, invece, in vista della commemorazione del settecentesimo anniversario dalla nascita di Dante Alighieri, venne commissionato, questa volta a Dalí, un ciclo di illustrazioni della Divina Commedia, dall’Istituto Poligrafico dello Stato Italiano. Purtroppo l’opera così come era stata inizialmente pensata non venne mai alla luce perché l’opinione pubblica contestò il fatto che fosse stata affidata ad un artista non italiano. Dalì comunque ci lavorò 9 anni e realizzò 100 acquerelli. Nel 1962 l’editore fiorentino Mario Salani ripropose l’idea iniziale e progettò con la casa editrice Arti e Scienza di Roma un’edizione, divisa in sei libri, della Commedia, corredata dalle tavole di Dalí.
Ma l’artista del Rinascimento italiano e il surrealista spagnolo non furono gli unici a cimentarsi con una tra le maggiori opere della letteratura mondiale, potremmo citare Delacroix con La Barca di Dante, i disegni realizzati da William Blake tra il 1824 e il 1827, il Dante e Virgilio di Bouguereau, …
Insomma, la Divina Commedia è un capolavoro della letteratura mondiale che continueremo a leggere, e a far leggere, e continuerà ad ispirare ancora milioni di artisti.