Salvato dal feltro

Andy Warhol, Beuys by Warhol, 1980, acrilico e serigrafia su tela. Foto scattata a Gennaio 2019 presso il Museo Madre, Napoli.

Avete presente il feltro? C’è chi lo considera un tessuto, chi invece dice che tessuto non è, quindi noi per non sbagliare ci affidiamo alle parole di Treccani e diciamo che il feltro è una “falda compatta, dello spessore di qualche millimetro, costituita da fibre di lana con o senza peli animali, o da rigenerati di lana o di cotone, fabbricata senza filatura, orditura o tessitura.”

Ma per che cosa si usa? È in realtà un materiale molto versatile. Oltre ad essere un materiale antico usato  già dai Greci e dai Romani per realizzare copricapo, abiti o mantelli, è, al tempo stesso, molto attuale tanto che viene utilizzato ancora oggi  da artigiani e designer e, magari, qualcuno di voi, più avvezzo al fai da te, lo avrà utilizzato per realizzare dei lavoretti, per Natale ad esempio.

Il feltro, inoltre, è legato anche ad una leggenda secondo cui la sua invenzione sarebbe da attribuire a San Giacomo Apostolo le cui piante dei piedi risentivano dei lunghi spostamenti richiesti dall’opera di predicazione. Egli allora, per risolvere questo problema, imbottì i sandali con i batuffoli di lana lasciati dalle pecore, durante il pascolo, attaccati ai cespugli spinosi e, ben presto, si rese conto che lo strato di lana pressato dai suoi piedi e inevitabilmente bagnato dal suo sudore indurendosi si trasformava in una falda compatta, da qui l’origine del feltro.

C’è un artista, invece, che al feltro attribuisce un significato ben più profondo, il suo nome è Joseph Beuys.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’artista tedesco fu reclutato come aviere ma ebbe un incidente, cadde dall’apparecchio e si salvò solo grazie ad un gruppo di nomadi che lo trovò e lo curò seguendo una sapienza antica: cosparse il corpo di Beuys, ormai semicongelato, con del grasso e lo avvolse in coperte di feltro. Da allora il feltro per lui divenne una sorta di simbolo di salvezza, oltre ad essere il materiale del suo cappello che è un po’ un segno di riconoscimento dell’artista.

Beuys elaborò una concezione dell’arte come salvezza non solo personale ma collettiva, e per le sue opere oltre ai due elementi che gli salvarono la vita, il feltro e il grasso, utilizzò anche l’oro, il miele e il rame, che erano testimonianza della preziosità della natura.

L’artista considerava opere non solo gli oggetti ma anche le performance e a tal proposito ricordiamo I like America and America likes me del 1974, durante la quale si fece chiudere per giorni in una gabbia insieme ad un coyote, che coraggio! Ma secondo voi, cosa ha usato per proteggersi? Solo un panno di feltro! Beuys attese che fra lui e l’animale si instaurasse una reciproca confidenza e per farlo si ispirò a San Francesco, il perché possiamo dedurlo da soli.