Mafalda, la bambina ribelle

Oggi, di 90 anni fa, nasceva Joaquín Lavado, in arte Quino, il papà di Mafalda personaggio immaginario dell’omonima striscia a fumetti.

Mafalda, bimba dall’inconfondibile caschetto nero con tanto di fiocco, ha 6 anni e odia la minestra ma ancor di più le ingiustizie.

La matita di Quino dà vita a Mafalda nel 1963, su commissione di un’azienda di elettrodomestici, per una pubblicità di lavatrici . . . non piacque! A quanto pare, però, non era destinata a sparire tanto che l’anno successivo rispuntò sulla rivista argentina “Primera Plana” e, successivamente, su “El Mundo”, diventando la protagonista della nota striscia di fumetti.

Mafalda si comporta come tutti i bambini della sua età ma, allo stesso tempo, guarda al mondo degli adulti in modo critico (come darle torto?!). Si interessa dei problemi del mondo come la guerra in Vietnam, la fame o il razzismo , problemi che vorremmo non sfiorassero mai i bambini ma che, ahimè, esistono ed è giusto che vengano loro spiegati anche se, la maggior parte delle volte, è difficile rispondere a domande dirette e disarmanti come quelle di Mafalda, la quale è stata definita da Umberto Eco “una vera eroina ribelle”.

Eco è autore della prefazione al volume “Mafalda Contestataria” (edito Bompiani) del 1964 e la sua descrizione ci aiuta ad inquadrare al meglio il personaggio. Egli, infatti, scrive:

“Mafalda è un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è. Vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori”

Nel 1973, dieci anni dopo la nascita del personaggio, Quino smise di disegnarla affermando che si era stancato, non ce la faceva più a parlare di tutto ciò che non andava! A qualche anno di distanza da questa decisione, la notte del 24 marzo 1976, l’Argentina fu vittima di un golpe militare e Quino non nascose le sue idee, affermando che se Mafalda fosse vissuta durante gli anni della dittatura militare sarebbe forse stata una “desaparecida” in più. Non sarebbe sopravvissuta per il semplice fatto che aveva un cervello critico.

Ma, nonostante tutto, Mafalda continua ad essere tutt’ora popolare, chiunque, in un modo o nell’altro, si è imbattuto, almeno una volta, in una delle vignette che la vedono protagonista.

Alla bambina ribelle sono state dedicate anche delle statue (tre, per l’esattezza), la più nota delle quali si trova nel quartiere San Telmo di Buenos Aires.

Statua di Mafalda. San Telmo, Buenos Aires

Oggi anche Google ha omaggiato il fumettista argentino con un doodle, lo avete visto?!

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